Taranto 1997. Il film si apre con il funerale dell’ennesimo operaio morto sul lavoro. Caterino Lamanna è un giovane operaio dell’Ilva, l’acciaieria più grande d’Europa. Ma, preoccupato solo di se stesso e del suo benessere immediato, non si rende conto della situazione che lo circonda. È facile preda dell’amministrazione della fabbrica e diventa “spia” all’interno della palazzina Laf (Laminati A Freddo) dove vengono confinati i dipendenti, soprattutto quadri, e i sindacalisti che si oppongono al passaggio alla proprietà privata.
Realizzato a partire da “Fumo sulla città” di Alessandro Leogrande, il film è l’opera prima da regista di Michele Riondino, tarantino, che interpreta il personaggio di Caterino.
“Oltre a posizionare nuovamente e soprattutto finalmente i riflettori del cinema italiano sul tema del lavoro, in una regione dove peraltro si è pagato carissimo il costo dell’industrializzazione – la canzone “La mia terra” di Diodato, anche lui tarantino, ne è uno struggente richiamo –, Riondino con Maurizio Braucci (co-sceneggiatore) ci obbligano a riflettere sui processi che indeboliscono una collettività, frammentandola, mascherandola, togliendone una parte alla vista dell’altra, creando voragini relazionali, attivando fragilità emotive e atteggiamenti maniacali.” Arianna Prevedello in Sale della Comunità