Il triangolo della tristezza che dà il titolo al film, come racconta Östlund, si riferisce a quella porzione di fronte in mezzo alle sopracciglia che se irrigidita conferisce un’espressione sexy, seriosa o triste a seconda dei casi. Si tratta di un espediente utilizzato in particolare dai modelli, proprio come quelli protagonisti della prima scena del film. Il regista svedese parte dunque da questo dettaglio estetico, utilizzato per evidenziare la dilagante ossessione per le apparenze, per costruire la sua nuova pungente satira nei confronti della società e delle sue degenerazioni.” (leggi tutto l’articolo)
Ironico, grottesco, provocatorio, Triangle of Sadness può piacere moltissimo oppure irritare e infastidire. E’ esagerato, prolisso e squilibrato.
“Che il mondo, per come noi occidentali lo conosciamo, crolli in seguto a un battibecco tra un russo ed un americano è decisamente metaforico. Triangle of Sadness è un film politico, una commedia divertente nella quale si ride a denti stretti, una satira impietosa e feroce che non lascia indifferenti per i suoi contenuti e il perverso senso dell’umorismo, che non risparmia niente e nessuno.
Meritatissima Palma d’oro al 75º Festival di Cannes, il film di Östlund vale la pena della visione per quel punto di vista mai omologato e acutamente critico che pone la lente di ingrandimento sopra a quel che noi, forse, non siamo più in grado di vedere, tanto ne siamo immersi: l’artificialità di un momdo creato dai brand, dai media, da un sistema basato esclusivamente sul denaro.” (leggi tutto l’articolo)