“L’incontro con produzioni africane non è mai qualcosa di ordinario, considerata la distribuzione in Italia assai limitata, pressoché inesistente. È il caso di Lingui, parola che nella lingua franca del Ciad significa “legami sacri”, titolo dell’ottavo lungometraggio del padre del cinema del Ciad: Mahamat-Saleh Haroun …
Il film è un’ottima porta d’ingresso per immergersi nelle dinamiche culturali che attraversano il Ciad, per esplorare gli spazi periferici della capitale N’Djamena, per indagare le relazioni tra gli abitanti, scoprirne i costumi e individuare i contrasti che lo dilaniano
La vicenda narra il complesso e tortuoso tentativo della trentenne Amina di far abortire la figlia quindicenne Maria, in un paese dove ciò non è consentito né dalla religione né dalla legge. “
fonte: Francesco Crispino
A N’Djamena, capitale del Ciad, niente è facile per le donne, soprattutto per Amina che alleva una figlia adolescente da sola. Non ha un marito Amina, e non ne vuole. Ragazza madre, che ha rifiutato di piegarsi alle convenzioni, ha pagato a caro prezzo (l’esclusione dalla sua famiglia) il suo desiderio di indipendenza. Per assicurare un avvenire a Maria, Amina lavora duro, battendo sul tempo la concorrenza; elude le attenzioni morbose di un vicino di casa, che vorrebbe sposarla, e la predica dell’imam, che non approva il suo nubilato.
Maria intanto cova un segreto e una gravidanza che vuole interrompere malgrado i tabù. Amina decide di sostenere sua figlia combattendo al suo fianco la sua battaglia.
Fonte: Marzia Gandolfi